- Edito: Mondadori
- Pagine: 218
- 2023
Descrizione: Sono gli ultimi giorni dell’Expo, e Milano galleggia in un inedito silenzio quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvocato dalla dubbia reputazione. Ad arrivare sul posto è la giovane Camilla Farina, ispettore di polizia, che in quel freddo omicidio vede l’occasione per dimostrare il proprio talento. Il caso, però, viene affidato a uno strano commissario, Luca Botero. Basette a metà guancia, trench e Church’s ai piedi, l’Amish – come viene chiamato da tutti – pare più adatto a un revival anni Settanta che per risolvere un delitto. A Botero bastano pochi minuti per dimostrare il solito formidabile acume investigativo: grazie a una combinazione di intuito, spirito di osservazione e memoria enciclopedica, legge tra le righe della scena del crimine meglio della Scientifica. Era in fondo quello che sperava il questore: quando la moderna tecnologia diventa inutile, quando il mistero rasenta l’impossibile, Botero e il suo approccio tutto logica e deduzione si sono dimostrati sempre risolutivi. Camilla viene aggregata alla squadra dell’Amish, variopinta e allergica alla modernità quanto il suo capo, e precipita tra fax, archivi cartacei e telefoni di bachelite, ma anche nel mistero che nasconde lo stesso Botero, la cui ossessione per il passato non è una posa, ma la conseguenza di un caso tutt’altro che chiuso.
Recensione: Mentre la scorsa lettura mi ha regalato la sorpresa di un nuovo e talentuoso autore, questa volta partivo sicura di non essere delusa.
Sì, perché Roversi, chi lo conosce lo sa, difficilmente sbaglia. Qualcuno potrebbe dire che difficilmente rischia, e in parte è vero, ma ho letto Black Money e non posso essere completamente d’accordo con questo pensiero.
Alla vecchia maniera, comunque, è un libro che ricade in una confort zone che non ci da grandi emozioni, ma che è piacevolissimo leggere. Non sempre, diciamolo, ci si imbatte in libri tecnicamente ben scritti… Roversi invece è un capo saldo del Giallo Italiano.
Come dicevo, trama e intreccio sono ben costruiti, e sembra persino inutile doverlo specificare. Anche nel contesto Paolo colpisce, me personalmente, ambientando l’intera storia nel centro di Milano: riconoscere i luoghi che vivo fa sempre molto piacere. Aiuta a immergersi nel racconto.
Ma il punto forte di questo primo capitolo che riguarda il commissario Botero è, incredibile a dirsi, il finale: se da una parte ho trovato l’epilogo un tantino scontato e poco calzante, voltata una pagina Roversi torna a sorprendermi e a lasciarmi in sospeso.
Botero non è irriverente e simpatico come Radeschi. Forse battono le stesse strade, ma sono completamente diversi e ugualmente originali. Botero ha avuto un incidente che lo ha cambiato e vive senza la tecnologia, come la sua squadra investigativa. Sono tutti, o quasi, fermi tra gli anni ’70 e ’80 e, onestamente, questo mi ha fatto rivivere bei ricordi.
Questo giallo Mondadori si legge in una manciata di ore; è difficile posarlo durante la lettura e la risoluzione del caso non fa una piega. Lascia comunque a bocca aperta.
Arrivata alle ultime pagine speravo di liberarmi del personaggio di Camilla Farina, che non mi piace per niente e ho trovato inutile ai fini del racconto, ma confido che nel prossimo capitolo ci regali qualcosa in più.
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